Castello dell'Innominato

La rocca di Somasca di Vercurago è stato teatro di guerre nel passato, di scontri tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Conosciuto anche come il Castello dell’Innominato, il celebre personaggio manzoniano che fece rapire e tenne prigioniera Lucia.

La Rocca di Somasca è un complesso fortificato risalente al XIV secolo situato tra i comuni di Lecco e Vercurago in Lombardia. Sorge su una posizione estremamente strategica, a 185 m dall’abitato di Vercurago, da secoli costituisce il limite occidentale della Valle San Martino, nonché lo storico confine tra Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Ma l’interesse per la zona è ancora più antico, infatti ci sono delle testimonianze che risalgono alla cultura di Golasecca, ovvero all'epoca carolingia, quando venne costruito per un sistema di fortificazioni di cui si ha testimonianza nel torrione centrale. Divenne quindi avamposto dei Benaglio contro i Visconti e dopo la pace di Lodi, motivo di contese tra Milano e Venezia, non solo per la posizione strategica ma anche per i prati e i boschi adiacenti.

La rocca venne distrutta dai francesi e in seguito occupata dai soldati che fecero dei punti di controllo delle persone, una frontiera per i pellegrini e i contadini che attraversavano il confine. Oggi il castello è composto da una fortificazione muraria, una chiesa con fronte a capanna e una torre diroccata nella quale, nel 1902, è stata ricavata una cappelletta dedicata a San Girolamo Emiliani.

Oggi la rocca di Somasca è fortemente legata ai luoghi manzoniani, è infatti considerato il Castello dell’Innominato. Si legge nel XX capitolo dei Promessi Sposi: «Il castello dell’Innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima d’un poggio che sporge in fuori da un’aspra giogaia di monti, ed è, non si saprebbe dir bene, se congiunto ad essa o separatone, da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di tane e di precipizi, che si prolungano anche dalle due parti. Quella che guarda la valle è la sola praticabile; un pendio piuttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle falde a campi, sparsi qua e là di casucce».

Via Don Serafino Morazzone
Vercurago, LC.
23900

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